Mi torna in mente la battuta di Monti: lo stesso lavoro per tutta la vita, che noia! Che vale anche sostituendo alla parola lavoro quella di coniuge, amante, amico e via andando.
La precarietà non può ovviamente dare sicurezza, se così non fosse gli esseri umani non si sarebbero mai dati la pena di costruire abitazioni solide, società stabili, né di cercare leggi scientifiche inviolabili, tanto meno dei eterni, verità epistemiche e metodi logici, ma avrebbero continuato a vagare da un capo all'altro del pianeta, cercando opportunità da esaurire per passare subito alla prossima. Grazie alla morte di tutti gli dei siamo tornati esseri perpetuamente erranti (erranti in tutti i sensi), erranti per vincere la noia dell'indifferenza prodotta dall'omologazione, erranti per non perdere alcuna opportunità che il caso, questo dio indifferente e ottuso, offre a chi sa come trarne profitto, al tecnico dunque che ha eliminato il filosofo metafisico che a sua volta aveva eliminato il mistico religioso.
Si potrebbe allora dire che invece una nuova sicurezza sorge all'orizzonte: la sicurezza del proprio saper come fare per trasformare le fluttuazioni senza senso del caso in opportunità, il fuoco del fulmine accidentale nel mio focolare e il mio focolare in mezzo di profitto quantificabile e dunque sicuro e riproducibile a piacere. In realtà pure questa si è rivelata un'illusione, anzi l'illusione delle illusioni, perché pure la competenza tecnica, soprattutto la competenza tecnica, mostra oggi più che mai la sua inadeguatezza a fronte di fenomeni globali e impredicibili nei loro effetti come il terrorismo, le crisi economiche, il degrado impressionante degli ecosistemi. Oggi più che mai, nonostante il livello di controllabilità tecnica raggiunta (e forse proprio per questo, perché la tecnica nasconde sistematicamente a se stessa la propria fallacia) siamo esposti alle più devastanti catastrofi inaspettate, il nostro retro pensiero è esposto. Noi poi siamo del tutto esautorati da queste competenze, pure i cosiddetti esperti in virtù del loro mistificante specialismo e gli apprendisti stregoni finiscono sempre per apparire per quello che sono, sotto i loro abiti paludati, le loro stimate carriere e i loro strumenti retorici.
Siamo insicuri e quindi infelici, ne è prova l'uso sempre più smodato di psicofarmaci e droghe che ormai coinvolgono proprio nei paesi più industrializzati che cita FOD più della metà della popolazione che ha sempre più necessità di tenere coperta la propria devastante angoscia: la propria radicale insicurezza esistenziale, ne sono prova le sempre più frequenti esplosioni individuali di follia distruttiva e autodistruttiva, urla di bestie insensate colpite a morte dentro.
Ma indietro non si può tornare.. gli dei ci opprimono, le verità eterne ci tolgono opportunità, i partners stabili, come i lavori per una vita e gli abiti a fine stagione finiscono con l'annoiarci. La sicurezza, l'unica sicurezza ancora possibile è il poter contare gli uni sugli altri, è il sentimento di convivialità reciproca di cui lo stato sociale è stato un primo abbozzo rozzo, ma prezioso negli intenti. Questa nuova convivialità, sentita e non burocratica, è l'unica speranza per poter trasformare in opportunità il naufragio che si profila all'orizzonte di un mondo divenuto liquido come un oceano su cui aleggiano terribili tempeste. Impariamo a sorreggerci gli uni con gli altri, forse è l'occasione buona a dispetto di tutti i geni egoisti che ci infestano avvelenandoci con le loro oscene retoriche