Domanda:
Perchè un atto diventa sbagliato solo quando ci scoprono a compierlo?
blackdragone
2009-07-13 10:37:28 UTC
Spesso noto che le persone si pentono di aver fatto uno sbaglio solo dopo essere state "beccate". Pensano di sentirsi in colpa per l'errore commesso ma in realtà rimpiangono solo di non aver insabbiato bene le cose.

E' come se cascassero dalle nuvole... come se l'atto che hanno compiuto si materializzasse nel momento in cui qualcuno di esterno li osserva (fa molto fisica quantistica!).
Per esempio nel caso di un tradimento... persone che tradiscono un coniuge anche per anni e nel momento in cui vengono colti sul fatto strisciano, si pentono, si disperano. Ma sul serio proprio, non per fare scena!

Mi dico... ma che meccanismo è? Io non penso che sia un comportamento UMANO ma SOCIALE. Penso che in passato (parlo di 30-40 anni fa e più) si fosse più consapevoli di questa differenza e che si vivesse come un occhio "superiore" (magari quello di Dio) ci controllasse sempre.

Cosa è cambiato? Cosa ci ha portati ad essere così poco responsabili e consci di noi stessi?
Cinque risposte:
pulcina35
2009-07-13 11:19:05 UTC
Sono d'accordo con Tary: la responsabilità è di noi genitori. Se non si insegnano regole e valori, se non si trasmette al bimbo che cresce una coerente etica di comportamento, esso crescerà senza una struttura morale consolidata. Credo, però (non che la cosa sia consolatoria) che, da genitori, veniamo anche penalizzati da vari fattori "di distrurbo"... Non puoi insegnare ad un bimbo che non è giusto compiere atti di crudeltà sugli animali, se poi in tv, a scuola e in tutto l'universo, vengono continuamente instillate immagini di violenza, sesso, e morte. Non puoi pretendere di insegnargli il valore del denaro guadagnato al prezzo del sudore, se poi, a cinque anni, gli regali il cellulare. E non puoi insegnargli il valore della fiducia e la gravità del tradimento (in tutti i sensi, non solo nelle relazioni a due...) se non con un esempio concreto costante di rettezza e onestà (cosa difficilissima da fare...). Purtroppo, nel timore di essere autoritari, "amati-odiati" come lo erano i nostri genitori, abbiamo commesso l'errore opposto: perdonare, sempre e comunque, lasciar fare, "per non impedire l'espressione della personalità" (tutti pedagogisti, oggi..!), non far capire che, nel mondo circostante, se si commette un errore, è d'obbligo assumersene le conseguenze... Sì. Nelle vite dei nostri figli mancano tante tappe affettive che sono necessarie al normale sviluppo. Nessun ragazzino è mai morto per mancanza di videogiochi. Di tv. Di palmari ultimo modello, o di scooters metallizzati... Nè si muore per aver aiutato la mamma a lavare i piatti (Maria Montessori afferma che un bimbo di tre anni è assolutamente in grado di apparecchiare una tavola, quando adeguatamente istruito, e senza che ciò gli causi grandi traumi esistenziali...), o per aver rinunciato alla serata in pizzeria con gli amici... Spesso, la frustrazione, la fatica fisica, il sacrificio, in piccole dosi, ovvio, sono formativi e hanno il pregio, per contrasto, di far apprezzare maggiormente ciò che si ha... Ma i nostri figli hanno tutto, non capiscono il peso delle privazioni che sopportiamo per darglielo, e trascorrono il tempo a vagheggiare ciò che vorrebbero o a danneggiare ciò che non possono avere. Gli psicologi inglesi, ultimamente, rivalutano il vecchio, caro, preistorico scapaccione e il suo valore educativo come "rinforzo". Non so se abbiano ragione oppure no, ma è certo che noi, con la nostra convinzione di voler essere a tutti i costi AMICI dei figli, abbiamo accorciato troppo le distanze, rendendoci trasparenti come figure di riferimento, e avendo davvero poco impatto in quelli che avrebbero dovuto essere i momenti educativi. Salvo, poi, stupirci di aver cresciuto degli individui irresponsabili che non hanno dei reali parametri per capire che la gravità delle azioni commesse prescinde dalle reazioni che esse susciteranno...



P.S. Scusate tutti lo sfogo...ho due figli adolescenti, e stanno attraversando quella fase in cui li sbatterei volentieri per terra... So di non poter riavere i miei pulcini, ma è dura, SIGH, SE è DURA!!!
Priphon
2009-07-13 12:38:07 UTC
io tralascerei il cambiamento che è avvenuto...mi concentrerei piuttosto sul fatto che ciò che crediamo noi stessi 'giusto' o al quale diamo poco peso, quando viene 'smascherato' non ci porta ad alcun senso di colpa,perchè appunto noi non gli diamo troppa importanza...quando invece stiamo facendo per qualche oscuro motivo qualcosa che per noi è sbagliato, e veniamo 'beccati' li c'è il vero senso di colpa e non una maschera che ci mettiamo per limitare il danni dei nostri sbagli
Albarajek
2009-07-13 10:58:43 UTC
L' atto se è sbagliato, è sbagliato prima e dopo.



Coloro i quali assumono certi atteggiamenti sono degli immaturi.



Fingono con la convinzione che la finzione stessa possa trarne in inganno gli altri, per poi ridere alle spalle.



La poca responsabilità personale è dovuta al fatto di essere diventati tutti di colpo dei "dritti", infallibili, superuomini.
kebby22
2009-07-13 10:42:50 UTC
è così è come la scuola

un ragazzo non studia poi diventa grande e si pente di non avero fatto la stessa cosa è così

io spero di non pentirmi mai di avere la passione per la musica



ascoltala qui

http://suonareinpubblico.it/alessandra.music/
anonymous
2009-07-13 10:42:42 UTC
La poca disciplina e il lassismo della società sono i fattori principali delle trasgressioni contemporanee, ma in tutti i tempi e in tutte le ere se uno viene becaato si pente e si pentirà sempre di essere stato scoperto.


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