Le parole, la parole, hanno un grande potere, ricorda che molte discipline la usano per "guarire" da stati d'animo di sofferenza.
Ci vorrebbe una disciplina anche per le parole, così come esiste per il porto d'armi.
Una parola può distruggere una vita, un animo, segnarlo irrimediabilmente.
Può uccidere la parte più bella di una persona: l'animo e la sua sensibilità.
Per assurdo la parola se usata come arma fa peggior danno alle persone migliori: le persone sensibili e buone. Mentre i malvagi continuano a non vedere niente.
Hai detto una grande verità. Ma ancora l'umanità non è pronta ad ascoltarla e spesso conviene fuggire via da questo consesso "umano" (si fa per dire) per ritirarsi altrove.
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Ho appena finito di leggere tutti gli interventi, sei la migliore domanda che ho mai letto!!!
Una parola può uccidere la nostra parte migliore, può disintegrare la voglia di vivere, l'autostima, il rispetto. Una parola può farci diventare disperati o cani rabbiosi in cerca di altre vittime. Perchè l'odio che si crea con le parole, uccide la persona come un vampiro, ci fa diventare tutti più cattivi.
Forse per quello l'insegnamento di Cristo è valido, ferma questa catena di una spirale senza fine.
e aggiungo ... distruggere un avversario con le parole si può, e se si rialzasse avremmo ucciso in lui quella umanità che lo rendeva buono e avremo creato un potenziale assassino.
Una difesa c'è però: l'autostima e l'amore.
Bella domanda!
Per me ti mettrei come migliore utente di answers!
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continuo a leggere gli interventi, siamo arrivati a 120!!
Mi è sovvenuta una parabola del vangelo (vi prego non vedetemi come un bigotto alla RATZY non ho nulla a che fare con loro, parla di una canna sottile in un fossato che si può spezzare per il troppo vento, o una candela con una fiamma fiebile che si può spegnere al vento. Le parole non sono forse vento, ma possono spegnere o spezzare una situazione provata.
FORSE BISOGNEREBBE FARE MOOLTA ATTENZIONE.
Perchè o si uccide o si creano mostri, penso all'utilizzo che il terrorismo fa di situazioni tragiche come in Palestina tilizzando parole ... la propaganda. Alla fine non si sa più chi sia la vittima e il carnefice.
Forse l'agorà dovrebbe rimanere pubblica e laica, un agorà dove avere libertà di parola ma dove produrre parole solo costruttive, quindi non di odio.
Non sono d'accordo con l'utente che dice che una parola può ferire perchè vera e perchè ci tocca. Io ho vissuto la sofferenza di un mio amico meridionale, di una località fortemente famosa per la mafia, lui è persona degna di rispetto e anche più, ma tante piccole battute ti entrano dentro come il germe della influenza, vere o non vere, più sei delibitato psicologicamente più acquistano forza per entrare.
Solo ora capisco che stargli vicino nei periodi iniziali della sua integrazione nella mia città, è stato il più bel regalo che ho ricevuto da Cristo: capire che la parola ha un versante che può uccidere o guarire, aiutare o dannare, promuovere o distruggere, così come alri lo ferivano io potevo farmi strumento perchè queste sofferenze diminuissero.
Non possiamo evitare che alcuni usino la lama della parola, ma possiamo PROMUOVERE UNA CULTURA DELLA TOLLERANZA, DEL RISPETTO, DELL'AIUTO, DEL SOSTEGNO.
E un giorno si scopre che quello che abbia creduto di dare ci è tornato in dietro con gli interessi: scopriamo di essere CITTADINI E UOMINI CHE AIUTANO GLI ALTRI A STARE MEGLIO.
In fin dei conti è quello che vorrebbe Cristo se uno ci crede.